martedì 30 settembre 2014

250 PRIMATI LIVORNESI




Aumentano ancora i primati di Livorno e dei livornesi. Sfogliando pagine di libri, enciclopedie cartacee o elettroniche si trova sempre qualche livornese che si è messo in evidenza durante il corso della storia. Se non è un livornese, come persona fisica, allora è Livorno, come città, a mettersi in vetrina.


Siamo dunque a quota 250 e non si tratta, come si potrebbe pensare di primati risibili. Per chi ha interesse a visionarli basta cliccare sul link statico sotto l'immagine di Pietro Mascagni della homepage. In grande spolvero Moses Montefiore e Carlo Azeglio Ciampi. Ma anche tante persone sconosciute o non famose.



sabato 27 settembre 2014

MONTEFIORE, IL FILANTROPO LIVORNESE PARENTE DI ROTHSCHILD





Molto spesso tra i grandi personaggi livornesi ci si dimentica di Moses Haim Montefiore, una delle maggiori personalità dell'Inghilterra vittoriana dell'800.

Questa dimenticanza è frutto probabilmente della diffidenza o del pregiudizio nei confronti dei cosiddetti "livornesi di foravia", come si identificano nella città di Livorno i labronici che se ne sono andati verso altri lidi italiani o stranieri.

Ma chi era Moses Montefiore, nato a Livorno da famiglia ebraica sefardita originaria della città labronica ? Inizialmente era un uomo d'affari che ebbe molto successo anche grazie alla parentela con Nathan Mayer Rothschild ( anche se era già ricco di famiglia). Con Rothschild aveva fondato l'Imperial Continental Gas, una società che aveva impiantato l'illuminazione a gas in varie nazioni del Nord e Centro-Europa, e L'Alliance assicurazioni ( l'odierna RSA), diventando poi direttore della Bank of Ireland.

A quarant'anni, ormai ricco sfondato e forse stufo di quelle attività, decise di votarsi alla filantropia. Maturò una fede meno svogliata e si gettò in imprese anche impossibili come quando tentò di liberare il piccolo ebreo convertito cristiano, Edgardo Mortara, a Roma.

Fondò un'intera città in Palestina e grazie ad un suo prestito ( e ad uno di Rotschild) ottenne l'abolizione della schiavitù nel Regno Unito. Fu nominato baronetto dalla regina Vittoria e divenne anche sceriffo di Londra. 

Di questo insigne figlio di Livorno, menzionato anche nell'Ulisse di Joyce ( episodio 4), esiste una lapide vicino alla sinagoga ebraica di via Benamozegh, che ricorda la sua nascita livornese.

Ranking Top 100: n.4

sabato 20 settembre 2014

NUOVA MONOGRAFIA SU VOLTOLINO FONTANI

Carlo Emanuele Bugatti, Voltolino Fontani ( monografia), 1972


Il primo critico d'arte di un certo peso a livello nazionale, che scrisse una monografia su Voltolino Fontani fu Carlo Emanuele Bugatti nel 1972. A quei tempi l'attenzione nei confronti del grande artista livornese non era molto elevata al di fuori dei confini cittadini, nonostante in passato Fontani fosse entrato a far parte della prestigiosa collezione Gustave Van Geluwe (un industriale fiammingo dell'abbigliamento orientato principalmente verso l'espressionismo belga e artisti come Picasso, Ensor e Permeke).

Bugatti, attuale direttore del Museo comunale d'arte moderna ( MUSINF) di Senigaglia, fu il primo critico d'arte ad accorgersi tra l'altro del potenziale artistico di Enzo Cucchi, curandone le prime monografie. 

A distanza di 40 anni e dopo l'eccellente parentesi del 2002 con la monografia curata da Francesca Cagianelli, un'altro importante critico d'arte italiano si occupa del grande maestro livornese. Si tratta di Martina Corgnati, figlia di quel Maurizio Corgnati  che fu l'ideatore del museo di arte contemporanea all'aperto di Maglione, una perla della creatività italiana al servizio della gente e della bellezza.

Martina Corgnati, che negli anni '90 curò alcuni cataloghi di Mario Madiai, all'apice della sua carriera, è nota nell'ambiente accademico italiano ed esperta di arte nucleare; il campo che interessò, all'inizio della sua parabola artistica, Voltolino Fontani. 

Il 27 settembre presso il Museo Civico "Giovanni Fattori" di Villa Mimbelli verrà dunque presentata la monografia digitale sull'opera di Voltolino Fontani, con l'obiettivo di rendere ancora più noto il nome dell'artista livornese in campo nazionale ed internazionale. Del resto le potenzialità del web sono risapute e dopo la mostra pilota del 2002, il comitato Fontani, oggi trasformatosi in Archivio Fontani, si è impegnato più volte in questo senso. 

Nel 2007 su invito di Adila Fontani e della curatrice del sito "Art on web-punti di vista sull'arte"( http://www.artonweb.it/artemoderna/artepostbellica/articolo14.htm) anch'io fui coinvolto in questa avventura, dando alla luce il primo articolo sull'Eaismo pubblicato su di un sito web ( escluso wikipedia). 




sabato 13 settembre 2014

LEGHORN: IL POLLO CHE E' PIU' FAMOSO DELLA CITTA'



Il Pollo livornese protagonista dei cartoon americani


Il porto di Livorno è stato sempre al centro dei traffici commerciali internazionali. All'inizio del XIX secolo si iniziò ad esportare in America anche una particolare razza di galline e polli toscani che divennero subito noti con il nome di "Leghorn chicken" e "Leghorn foghorn". 

In questo caso si trattò proprio di un evento fuori dell'ordinario in quanto dei prodotti non necessariamente livornesi o di produzione esclusiva livornese vennero conosciuti in tutto il mondo come se fossero labronici. La "leghorn chicken" oltre ad una varietà di gallina diventò quindi un vero e proprio marchio commerciale, generato dal connubio tra gli Americani e la forza strategica e reale del porto di Livorno. 

Si può dire che la parola "Leghorn" oggi sia percepita dagli americani più come sinonimo di "pollo" che come sinonimo di città ( Livorno). 

La gallina livornese giunse poi nel Regno Unito, in Olanda, in Australia, in Canada e solo in Germania assunse la denominazione di "gallina italiana". Si creò inoltre il primo "Leghorn club" in  Gran Bretagna, ovvero un'associazione che aveva il compito di preservare la razza  (avicola) livornese. A questo club  sorto nel 1876 e attivo anche ai giorni nostri ne seguirono altri in tutto il mondo.

Ma che cosa avevano le galline livornesi in più rispetto a tutte le altre ( per esempio le padovane) ? Produzione di uova sopra la media, bontà delle uova eccezionale, colorazione bianca delle uova stesse. Le galline poi erano straordinarie a livello estetico e venivano usate anche per delle competizioni di bellezza.

Nel 1946 l'americano Robert McKimson ideò il cartone animato "Foghorn Leghorn" (il Pollo livornese), prodotto dalla Warner Bros per diciassette anni nell'ambito dei famosi "Looney Tunes" e "Merrie melodies". Il pollo aveva un accento del sud degli Stati Uniti e scimmiottava un senatore americano. Fu uno dei cartoni animati più famosi nella storia degli Stati Uniti ed ebbe anche un successo planetario. 

I polli e le galline livornesi sono poi incredibilmente somiglianti alla gente di Livorno, dal momento che non amano la coercizione e vogliono vivere liberi. 

sabato 6 settembre 2014

I LIVORNESI CHE INDUSTRIALIZZARONO LA PROVINCIA DI PISA

Palazzo De Larderel

Un capitolo poco conosciuto riguarda l'apporto fondamentale dei livornesi nell'industrializzazione della provincia di Pisa. 

Qualche mese fà il direttore dell'Archivio di Stato di Livorno, Massimo Sanacore, espresse un concetto che i pisani non hanno apprezzato e i livornesi forse non hanno capito  fino in fondo. Sommerso dalle critiche provenienti dai cittadini della torre pendente, Sanacore affermò che nell'800 e nel '900 Livorno è stata molto più importante di Pisa dal punto di vista economico e sociale. 

Le sue parole sono dimostrate dai fatti. Uno dei primi esempi di industrializzazione italiana ci viene dal livornese Francesco De Larderel, che impiantò la sua impresa di estrazione di acido borico nel sud di Pisa, in una località che poi si chiamò in suo onore "Larderello". De Larderel fu solo il livornese che ebbe successo visto che altri livornesi qualche anno prima avevano tentato di impiantare la stessa attività in quei luoghi abbandonati da Dio e dagli uomini. Che dire poi del ruolo giocato dalla famiglia Orlando nell'insediamento della Piaggio a Pontedera ?

Per finire non possiamo non ricordare il padre della chimica italiana, il livornese Guido Donegani. Fu amministratore delegato della Montecatini, società che promosse lo sfruttamento delle miniere di Montecatini val di Cecina, divenendo in poco tempo un colosso della chimica. Anni dopo si trasformò nella Montedison. 

La grande impresa ai livornesi la piccola e media ai pisani....