sabato 30 agosto 2014

GIANCARLO COCCHIA E LA SACRALITA' DELL'ARTE




Tutto pronto a Collesalvetti per la mostra di Giancarlo Cocchia (1924-1987), indimenticabile maestro della pittura livornese, che aveva studiato all'Accademia di Brera di Milano.

Insegnante di diverse generazioni di aspiranti pittori all'Accademia Trossi Uberti, come per esempio l'artista Dario Ballantini, Cocchia ha saputo coniugare l'anelito alla modernità e quello all'antichità con una sapienza davvero notevole e inconsueta per un pittore livornese ( se si eccettua Amedeo Modigliani)

Queste sue caratteristiche rappresentarono la sua forza, ma anche il suo limite, nel senso che ebbe difficoltà a far accettare la sua arte persino in un contesto cittadino. Ma già verso la fine della carriera aveva collezionato delle importanti committenze italiane all'Università di Camerino e presso il Coro dell'Antoniano di Bologna, senza dimenticare la chiesa livornese di Collinaia.


Di lui non hanno scritto in molti, ma chi l'ha fatto ha sempre cercato di celebrarlo e di trovare dei degni precursori o antesignani della sua personale pittura. Cocchia ha avuto estimatori soprattutto in ambienti culturali piuttosto elevati e collezionisti affezionati come Gino Graziani e famiglia, Luciano Castelli e Renato Orlandini

Non è un artista commerciale, anche perchè di quadri in circolazione ce ne sono pochi e lui del resto non ne ha realizzati moltissimi, a differenza di coloro che militavano nel gruppo labronico.

Personalmente sono soddisfatto di aver partecipato alla votazione del 23 luglio 2010 su wikipedia e di aver dato il mio voto per il mantenimento della voce "Giancarlo Cocchia" all'interno della libera enciclopedia omonima ( finì 12-11 per noi).

Se parlare di Avanguardie livornesi degli anni '50 è sempre stato molto ostico  non possiamo quindi che ringraziare la curatrice Francesca Cagianelli per il suo lavoro presente e futuro atto a  riproporci personalità dimenticate ma di grande valore. 

Ranking top 100: F. C. ( fuori classifica)

mercoledì 27 agosto 2014

ANCORA PRIMATI PER LIVORNO E PER I LIVORNESI








A meno di un mese dal varo di questo blog  i primati di Livorno e dei livornesi, che siamo riusciti ad individuare, sono saliti repentinamente a 147. Per primati intendiamo i record, le primogeniture, e tutte quelle circostanze in cui si può affermare senza termini di smentita che Livorno è arrivata prima delle altre città o un suo figlio è stato il più grande in un certo settore della vita pubblica e privata.

Tra i primati più eclatanti che ci vengono in mente c'è quello  delle 5 medaglie d'oro in un'Olimpiade da parte di Nedo Nadi, o le cariche di alto profilo istituzionale che ha assunto nella sua vita Carlo Azeglio Ciampi, senza trascurare Amedeo Modigliani  al top in Italia per ciò che riguarda il quadro più costoso venduto in un'asta pubblica.

Qualche giorno fà il pisano Meucci ha vinto la maratona agli Europei di atletica. I livornesi allora non sono voluti essere da meno, nonostante le 500 medaglie e più ottenute alle Olimpiadi, ai mondiali e agli Europei in ogni disciplina. Gabriele Detti e Federico Turrini, nel nuoto, hanno incrementato questo già pingue primato, portando così il saldo Livorno-Pisa in questi Europei a 2-1 per i labronici.

domenica 24 agosto 2014

NEDO NADI, LO SCHERMIDORE PIU' GRANDE DI SEMPRE




Non c'è bisogno di presentazioni. Nedo Nadi è stato semplicemente il più grande schermidore di tutti i tempi. i numeri sono tutti dalla sua parte: 6 medaglie d'oro in due Olimpiadi. 5 medaglie d'oro in una singola olimpiade (1920), ottenute con tre armi diverse.

Approfondiamo un pò i dati. Il suo record del 1920 è durato ben 52 anni e battuto soltanto da Mark Spitz nel 1972. Attualmente è posizionato al nono posto tra i più vincenti in una singola olimpiade in ogni epoca e al trentesimo posto tra i più vincenti in una singola olimpiade per ciò che riguarda le gare individuali.

Si è provato più volte a mettere a confronto Nedo Nadi con Edoardo Mangiarotti, schermidore e atleta italiano più vincente di ogni epoca. Il paragone tuttavia non tiene. Mangiarotti ha vinto si 13 medaglie alle olimpiadi di cui 6 d'oro, ma tra queste ultime soltanto una è stata ottenuta in una gara individuale ( spada, 1952). Mangiarotti ottenne poi il suo record in 5 olimpiadi e non in 2 come Nadi.

Nedo Nadi, infatti, fece due olimpiadi e poi passò professionista, anche perchè a quel tempo la scherma dilettantistica non assicurava un avvenire in termini economici. Nel 1930 riuscì a vincere anche un campionato mondiale professionisti e fu l'unico italiano vincitore di medaglie alle olimpiadi a ricoprire anche la carica di presidente della federazione italiana scherma e commissario tecnico della nazionale. 

Uno dei suoi meriti maggiori fu però quello di non farsi avviluppare dall'abbraccio mortale del fascismo, come qualche altro personaggio italiano famoso. Non volle prendere la tessera del partito fascista e per questo fu minacciato più volte dagli squadristi livornesi. Convocato da Benito Mussolini rifiutò poi di aprire una scuola di scherma a Roma, che avrebbe oscurato l'importanza del circolo Fides di Livorno. Nonostante questo il duce acconsentì a nominarlo commissario tecnico della nazionale. Rinunciò ad avere un buon fascista, ma guadagnò un grande allenatore. 

Ranking top 100: n.3

lunedì 18 agosto 2014

LA SAGGEZZA DEI PROVERBI LIVORNESI




I proverbi livornesi sono quanto di più curioso possa esistere nel panorama toscano dove l'originalità è sempre stata un modus vivendi se non un mestiere. La verità è che dietro alla ruvidezza, alla grossolanità e, diciamocela tutta, alla volgarità di certe espressioni c'è una grande cuore. 

I proverbi livornesi sono stati creati dai livornesi stessi e, per quanto possa sembrare lapalissiano, è una delle poche verità incontrovertibili che esistono. Sono massime estemporanee create da persone spesso non famose, ma che ci hanno lasciato un patrimonio di cultura popolare che molti ci invidiano.

W allora i proverbi livornesi e W i livornesi, quando sono geniali.

domenica 10 agosto 2014

IL LIVORNESE CHE FU VICE IMPERATORE D'ETIOPIA





Nel video presentato sopra si parla fugacemente delle vicende di Ilio Barontini, il "comandante Dario" di tante imprese antifasciste, il guerrigliero che per qualcuno rappresentò un Che Guevara ante litteram. Una delle poche personalità ( non sappiamo se l'unica) a cui venne appuntata al petto la bronze star medal ( inglese) e l'ordine della stella rossa ( sovietica). 

Fu anche combattente in Etiopia, su invito del Negus Haillè Selassiè, che lo nominò per l'occasione "vice imperatore di Etiopia". 

Un vero gigante che la storia non ha apprezzato sufficientemente e che anche Livorno, al di là di qualche gara remiera o intitolazione di strada, non ha saputo valorizzare. D'altra parte, Barontini non lasciò memorie personali, libri o documenti, e questo alla fine non ha favorito la giusta rivalutazione della sua azione militare, politica e soprattutto umana.

Nato a Cecina, morì in un incedente stradale nel 1951.

Ranking top 100: n. 20

domenica 3 agosto 2014

ARMANDO PICCHI, INVENTORE DELLA GABBIONATA






Armando Picchi, libero dell'Inter e della nazionale italiana, nonchè allenatore della Juventus, non è stato soltanto un grande giocatore che ci ha lasciato troppo presto. E' stato anche uno dei simboli della Livorno del dopoguerra che desiderava rialzarsi dalle macerie dei bombardamenti. 

Armandino, come era chiamato, è stato anche una persona attiva, dinamica e curiosa. Basti pensare al fatto che ideò la cosiddetta "Gabbionata", ovvero una variante del calcio che si gioca a Livorno e in certe parti di Pisa. La sua idea era quella di circondare con rete di ferro il campo di calcio ( o di basket) dei vari stabilimenti balneari in modo che la palla non potesse uscire. Per evitare che cadesse in acqua, Armandino provvide anche a coprire la parte superiore del gabbione ( il "soffitto").

Aveva appena commissionato la costruzione di un gabbione di ferro. Quello che mancava era la gabbionata, ovvero il gioco. Con alcuni amici dei "Bagni Fiume" inaugurò il gabbione e piano piano vennero fuori le regole di quello che può essere giustamente considerato come un nuovo sport, o almeno un nuovo modo di giocare al calcio, che poi è stato copiato un pò in tutto il mondo.

I livornesi ci giocano non soltanto d'estate, ma anche d'inverno e fuori dagli stabilimenti balneari.


Ranking Top 100: n. 7