sabato 25 ottobre 2014

EMILIO SALGARI E IL LIQUORE GALLIANO




Nel 1896 Arturo Vaccari, livornese doc, mise in commercio il liquore Galliano, ovvero quello che è stato il più grande liquore livornese della storia. Il nome, piuttosto insolito, è mutuato dalla figura leggendaria di Giuseppe Galliano, eroe di Etiopia, morto proprio nel 1896 durante la sanguinosa battaglia di Adua
 
Nel 1902 Emilio Salgari pubblicò il racconto "Lo schiavo della Somalia", la storia di un ragazzo africano che viene portato in Italia dopo una serie di vicissitudini. Fin qui nientre di strano, dal momento che lo scrittore veneto era noto per il suo esotismo. Quello che più stupisce è il modo con cui il somalo riesce a tornare in Italia. Per fare ciò, infatti, è necessario corrompere più di una persona e lo strumento più efficace risulta essere proprio il liquore Galliano.
 
Non c'è alcun dubbio che "Lo schiavo della Somalia" è stato la prima produzione letteraria italiana con un sottofondo pubblicitario. Perchè questo ? Forse sottobanco vi fu un compenso per l'autore da parte del Vaccari ? Qui inizia ad aleggiare il mistero anche se sappiamo bene delle frequentazioni livornesi di Emilio Salgari e la sua amicizia con Arturo Vaccari.
 
Un altro dettaglio ci sorprende dalla lettura del racconto: nel libro viene indicato che tutto ciò è una storia vera. Il somalo, tale Sadì Omar, arrivò veramente in Italia e lavorò nella casa di Arturo Vaccari, divenendo Il volto ufficiale dei suoi manifestini pubblicitari ( come si può vedere sopra).
 
Cessata la produzione a Livorno in corrispondenza con i bombardamenti della seconda guerra mondiale, il marchio Galliano è passato più volte di mano, diventando oggi proprietà addirittura della Abn Amro capital.
 
Il liquore Galliano rimane uno dei liquori dolci alle erbe più amati  in assoluto negli Stati Uniti d'America.

domenica 19 ottobre 2014

PATRICK MODIANO, UN NOBEL CON UN PO' DI LIVORNO




dopo Elias Canetti nel 1981, un altro scrittore di ascendenze livornesi, vince il premio nobel per la letteratura. Nel 2014 è stata la volta del francese Patrick Modiano, figlio di un ebreo originario di Salonicco.

Sulle origini di Modiano si sta scrivendo molto. Il suo ramo paterno faceva parte di quel nucleo di ebrei sefarditi che dal Portogallo si stabilì in Italia. Non a Livorno, come si potrebbe credere, ma  probabilmente a Modigliana in provincia di Forlì, che in quel momento apparteneva alla Toscana. Da lì poi ci sarebbe stato il trasferimento a Salonicco in Grecia.

I Modiano, quindi, non sarebbero mai vissuti a Livorno, ma non possiamo non definirli di origine livornese. Come è possibile tutto questo ? Semplice. Nel 1833 tutte le famiglie "Modiano" presenti a Salonicco furono registrate dal consolato toscano come "livornesi", e fu attribuito loro la cittadinanza ( sarebbe meglio dire la "nazionalità") livornese.

Patrick Modiano non è l'unico scrittore francese di un certo successo che vanta ascendenze livornesi. Ricordiamo infatti Nine Moati, autrice nel 1983 del bestseller francese "Les belles de Tunis" che è la storia (tunisina) della sua famiglia di origine ebraica livornese.

sabato 18 ottobre 2014

LIVORNO IN TUNISIA




La storia della Tunisia è  ricca della presenza livornese già a partire dal XVII secolo. Livornesi di religione ebraica vi erano sbarcati e avevano trovato in loco una già esistente comunità ebraica autoctona. Ben presto questa differenza emerse, tanto che le due comunità ebraiche in questione rimasero per molto tempo divise: da una parte i twansa ( ebrei tunisini), dall'altra parte i grana ( ebrei livornesi).

I livornesi furono da subito grandi lavoratori, grandi imprenditori e grandi uomini ( e donne) di cultura. Favoriti dai rapporti diretti con il porto di Livorno, aprirono importanti attività commerciali, come fu per esempio nel caso della ditta Franchetti-Enriques che produceva berretti alla tunisina. La ditta si riforniva di lana dal porto di Livorno, la lavorava a Tunisi e poi spediva i berretti a Smirne in Turchia ( per venderli naturalmente).

I livornesi poi avevano in mano, in condizione di monopolio, il commercio del cuoio e della cera. Per questo motivo c'è chi affermò che "La Tunisia appartiene ai livornesi". Apparteneva a loro il famoso suk el grana, ovvero uno straordinario mercato in un quartiere commerciale di Tunisi. 

A differenza degli altri ebrei tunisini che condivisero ben presto l'eredità francese, gli ebrei livornesi furono sempre ultra-italiani e cercarono di far valere a tutti i costi questa italianità. Nel 1956 Giuseppe Finzi, un tunisino di origine livornese, per ricompattare la comunità italiana della Tunisia ( formata al 70% da immigrati della Sicilia), facendo valere la posizione di egemonia culturale dell'elite livornese, fondò il "Corriere di Tunisi" che oggi è l'unico giornale in lingua italiana che si stampa nel nord Africa.


domenica 12 ottobre 2014

MARCO COLTELLINI DA BECCARIA A MOZART



Marco Coltellini è uno dei più curiosi e particolari personaggi non solo livornesi, ma anche italiani del '700. Sebbene per molto tempo si sia creduto che fosse nato a Livorno, negli ultimi anni si è capito che la sua città di nascita era Montepulciano in provincia di Siena. Nonostante questo non si può non considerare Coltellini come un livornese non solo di adozione ma anche d'origine controllata.

Il perchè della sua livornesità è semplice da capire e risiede soprattutto nel suo spirito. Il suo nome e la sua fama è legata in loco alla sua grande tipografia che diede alla luce nel 1764 la prima edizione italiana dell'opera di Cesare Beccaria Dei delitti e delle pene, un'opera simbolo dell'illuminismo italiano. Non pago di questo grande risultato si mise a stampare nel 1770 la terza edizione ( riveduta ed allargata) della famosa Enciclopedia di Diderot e D'Alembert, che gli procurò anche interessanti profitti finanziari e varie noie con le autorità religiose.

In questo periodo Coltellini si era già levato la tonaca di prete ( era infatti un abate) e faceva l'editore illuminato e illuminista. Ma un'altra era la sua passione che dovette rapirlo fino a fargli trascurare quella di stampatore ( la sua tipografia infatti chiuse dopo poco). Egli si cimentò con successo nel mestiere di librettista, scrivendo anche per Wolfgang Amadeus Mozart ( "La finta semplice" ), oltre che per l'altro grande compositore austriaco Joseph Haydn ("L'infedeltà delusa").

Dal 1764 al 1772 fu poeta cesareo alla corte di Vienna in sostituzione di Pietro Metastasio, ma da buon livornese si rovinò la reputazione con un gesto poco diplomatico. Una sua satira non piacque all'imperatrice d'Austria Maria Teresa. In uscita da Vienna trovò un impiego come librettista presso il teatro imperiale di San Pietroburgo, città in cui morì nel 1777, secondo qualcuno ( Il musicologo Arnaldo Bonaventura) avvelenato per ordine della zarina Caterina II ( che non avrebbe sopportato il suo spirito franco e irriverente).

sabato 4 ottobre 2014

IL LIVORNESE MODIGLIANI IN MOSTRA A PISA



E' appena iniziata la grande mostra su Modigliani nel 130° anno dalla nascita. Come sappiamo è Pisa la sede di questo evento, sebbene la città della Torre non abbia mai avuto alcun addentellato con l'artista "maledetto" livornese. Ormai però le polemiche sembrano essersi sopite e Livorno, città natale del maestro, si è messo il cuore in pace, salvo ingaggiare una tenzone tra due addetti ai lavori ( Carlo Pepi e Guido Guastalla) che rischia di lasciare qualche strascico.

Il titolo della mostra è "Modigliani et ses amis" è comprende una ricca collezione di opere non solo modiglianesche ( c'è anche Picasso, Soutine, Chagall e altri artisti europei) provenienti da importanti raccolte francesi tra cui quella del centro Pompidour.


Si prevede un grande successo in primis per gli organizzatori: la Fondazione Palazzo Blu di Pisa. Contemporaneamente a questa mostra ce ne sarà un'altra più leggera al Museo di San Matteo, che vedrà l'esposizione della famose tre false teste di Modigliani ripescate nei fossi livornesi nel 1984. 

Una postilla a questo punto è doverosa e non credo possa far rinfocolare le polemiche. Pisa in questo periodo mette in campo un Modigliani sontuoso, Lucca il mitico Giotto. E Livorno ?