sabato 18 ottobre 2014

LIVORNO IN TUNISIA




La storia della Tunisia è  ricca della presenza livornese già a partire dal XVII secolo. Livornesi di religione ebraica vi erano sbarcati e avevano trovato in loco una già esistente comunità ebraica autoctona. Ben presto questa differenza emerse, tanto che le due comunità ebraiche in questione rimasero per molto tempo divise: da una parte i twansa ( ebrei tunisini), dall'altra parte i grana ( ebrei livornesi).

I livornesi furono da subito grandi lavoratori, grandi imprenditori e grandi uomini ( e donne) di cultura. Favoriti dai rapporti diretti con il porto di Livorno, aprirono importanti attività commerciali, come fu per esempio nel caso della ditta Franchetti-Enriques che produceva berretti alla tunisina. La ditta si riforniva di lana dal porto di Livorno, la lavorava a Tunisi e poi spediva i berretti a Smirne in Turchia ( per venderli naturalmente).

I livornesi poi avevano in mano, in condizione di monopolio, il commercio del cuoio e della cera. Per questo motivo c'è chi affermò che "La Tunisia appartiene ai livornesi". Apparteneva a loro il famoso suk el grana, ovvero uno straordinario mercato in un quartiere commerciale di Tunisi. 

A differenza degli altri ebrei tunisini che condivisero ben presto l'eredità francese, gli ebrei livornesi furono sempre ultra-italiani e cercarono di far valere a tutti i costi questa italianità. Nel 1956 Giuseppe Finzi, un tunisino di origine livornese, per ricompattare la comunità italiana della Tunisia ( formata al 70% da immigrati della Sicilia), facendo valere la posizione di egemonia culturale dell'elite livornese, fondò il "Corriere di Tunisi" che oggi è l'unico giornale in lingua italiana che si stampa nel nord Africa.


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